Il satiro scientifico. Storie di merda by Barbascura X

Il satiro scientifico. Storie di merda by Barbascura X

autore:Barbascura X [Barbascura, X]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-10-19T12:00:00+00:00


Elefante

Quello in Namibia è stato forse il viaggio più bello della mia vita. Non per la Namibia in sé, ma per tutta l’esperienza.

Due settimane nel deserto, la prima da volontario a costruire una piattaforma anti-elefante per evitare il conflitto uomo-natura e proteggere una fattoria locale, la seconda a seguire i ranger dell’Elephant-Human Relations Aid (EHRA) e a monitorare elefanti.

Il tutto in un Paese con una crisi idrica e una siccità tali da non permettere di usare acqua nemmeno per lavarsi un’ascella. Credo di essermi fatto solo due docce, con uno di quegli aggeggi da campeggio che sembrano cateteri, ma avevamo stimato non più di 10 secondi di acqua a testa. Per non esagerare.

Con 10 secondi l’acqua non ti arriva nemmeno all’uccello.

Ora lo posso confessare a tutti i miei compagni di allora: io sotto la doccia non ci sono stato 10 secondi, ma 30.

Sono una persona spregevole.

Nonostante questo disagio, immaginate: in mezzo al deserto del Damaraland a dormire sotto quell’incredibile cielo stellato in totale assenza di inquinamento luminoso. Dovevo indossare la mascherina che m’ero fregato in aereo per evitare che la Via Lattea mi svegliasse, con tutto quel bagliore.

Non scherzo. La prima notte pareva che avessi un lampione puntato in faccia, e dopo essermi svegliato sconvolto e confuso, come quando mia madre mi spalancava la serranda di mattina, mi sono reso conto che quella luce era la Luna.

E io non avevo l’interruttore.

Lì ho pensato che forse non avevo mai davvero visto la Luna prima di quel momento.

E poi che bellezza, essere volontari e cucinare sul fuoco, o dover cagare con la pala nel deserto.

Ma parlando di merda, in questo viaggio ne abbiamo incontrata a palate, per l’appunto. Alla fine, seguire i ranger nel loro lavoro significa anche scovare gli animali, quindi imparare a riconoscerne le tracce. La freschezza di una traccia è un dato importantissimo, almeno quanto la freschezza di una cacca.

Con gli elefanti parliamo di feci di grossi erbivori. Possono avere anche un diametro di più di 25 cm, e contengono svariato materiale vegetale, sia ridotto in pezzetti fini, sia in tronchi interi. Tali residui sono semplici da identificare, essendo difficilmente digeribili.

Herman ci teneva a mostrarci questa cosa. Herman, per intenderci, era il ranger che ci faceva strada, un uomo così cazzuto che avrebbe potuto dare un bacio a Chuck Norris per sottometterlo.

In quanto local, e soprattutto in quanto uomo di esperienza, Herman raccoglieva merda di elefante da terra con nonchalance. La maneggiava, la annusava, la percepiva. Assistere a questo rituale era magico, anche perché quelle mani da lì a poco avrebbero toccato del cibo e, come ci tengo a ricordare, l’acqua nel deserto non c’è, figurati il sapone.

Come un apostolo, dopo aver spezzato il panetto di merda raccolto dal terreno, ha iniziato a tirare fuori dal suo interno rami interi, tipo asparagi dalla busta. Ai miei occhi era un santo.

Voleva mostrarci la consistenza delle feci, ma credo che abbia semplicemente reso palese i problemi di digestione di questi pachidermi.

Herman era disinvolto quando si parlava di merda, e ne tastava l’interno come fa un proctologo curioso.



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